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Il Colesterolo

Il 70-80% della quantità di colesterolo che si trova nel nostro corpo viene autonomamente fabbricato dal fegato, solo il 20-30% deriva direttamente dagli alimenti.

Quando nel sangue circola in abbondanza, esso tende a depositarsi sulla superficie interna delle arterie e a formare pericolose incrostazioni; questi depositi duri rendono meno elastiche le pareti dei vasi sanguigni e ne restringono il calibro, facendo perciò arrivare meno sangue al cervello e al cuore.

Le sostanze presenti nei cibi che più di tutte innalzano il tasso di colesterolo sono i grassi saturi (carne, formaggi, uova, latte, burro, insaccati, salumi) e, più ancora, i cosiddetti “trans”: sulle etichette dei prodotti alimentari sono riconoscibili con la dicitura “grassi vegetali idrogenati”. Questi riducono la produzione del colesterolo “buono” HDL, e incrementano i livelli del “cattivo” LDL. Esiste anche una ipercolesterolemia familiare, malattia ereditaria dovuta all’alterazione di un gene (localizzato sul cromosoma 19). I valori normali di colesterolo totale devono essere solitamente compresi fra 125 e 200 milligrammi per decilitro di sangue.

Non ci sono dei veri e propri sintomi, ad eccezione di casi che riguardano l’ipercolesterolemia familiare omozigote (in quel caso già dall’infanzia di notano depositi di colesterolo nella pelle, nei tendini e intorno alla cornea dell’occhio, oltre a placche lipidiche).

Nella fase iniziale il disturbo è asintomatico. Successivamente, già a uno stadio avanzato si manifestano dolore toracico con forte senso di oppressione o costrizione, crampi durante una camminata, confusione mentale, cefalea.

Livelli alti di colesterolo nel sangue dipendono principalmente dall’alimentazione, malattie pre-esistenti (diabete, ipotiroidismo, malattie renali e del fegato), scarsa attività fisica.

Il colesterolo si divide in HDL conosciuto come “colesterolo buono” e LDL conosciuto come “colesterolo cattivo”. Spesso le LDL si accumulano quando c’è un ristagno della bile, una soluzione acquosa prodotta dal fegato.

L’alimentazione dovrà essere quindi mirata a ridurre un’eccessiva introduzione di colesterolo con gli alimenti e a stimolare il fegato e la cistifellea.

Anche i fitosteroli, composti simili al colesterolo, a cui sono correlati sia strutturalmente, sia dal punto di vista della biosintesi, competono con l’assorbimento del colesterolo a livello intestinale, riducendo in modo dose-dipendente la percentuale di assorbimento.

I cibi che contribuiscono all’aumento del colesterolo sono soprattutto due:

  1. Acidi grassi saturi di origine animale come carne, insaccati e formaggi.
  2. Acidi grassi “trans” che derivano dagli alimenti sottoposti a processi industriali: biscotti confezionati, merendine, cracker, fette biscottate, grissini, pan bauletto, etc..

Da preferire i cibi ricchi di acidi grassi essenziali, fra cui: pesce, oli vegetali spremuti a freddo e semi vegetali.

Nel colesterolo sono altrettanto importanti i cibi ricchi di vitamine antiossidanti: vitamina A, vitamina C e vitamina E.

Gli alimenti anticolesterolo per eccellenza sono: limoni, mandorle, cereali integrali, legumi, ricca di frutta e verdura di stagione, oltre al già sopracitato pesce e agli oli vegetali, tra cui l’olio di girasole.

L’assunzione regolare di pistacchi aiuta a tenere sotto controllo il livello di colesterolo nel sangue e a prevenire disturbi cardiovascolari.

Discorso a parte per l’uovo: da sempre demonizzato (inutilmente) per il suo contenuto in colesterolo, in realtà è un alimento perfettamente armonico e bilanciato in quanto il tuorlo contiene la colesterina e l’albume contiene l‘avidina, una sostanza antagonista alla colesterina, con l’unica raccomandazione che venga mangiato intero.